E l’aria era buona.
E il cielo talmente alto che venivano le
vertigini a guardarlo.
E le stelle tante, troppe, anche per me che da piccola
sognavo di contarle, e ci provavo, una, due, più volte, e ogni volta mi dicevo,
non ne avrei tralasciata nessuna.
E il
mare talmente vicino che quasi quasi mi sembrava casa.
Era casa.
La casa era
quando mi svegliavo al mattino e sapevo che ci sarebbe stato il sole a sorprendermi,
ad incantarmi ancora una volta, come tutte le volte.
Ma da domani si fa sul serio, si ricomincia.
Più carica che
mai.
Più determinata che mai.
Più forte che mai, perché quest’anno m’ha portato
via tanto.
Troppo.
Troppo anche per il mare che non è riuscito a consolarmi.
E
quello che ho perso neanche nell’angolo più remoto del mondo, se lo cerco, lo ritrovo.
E allora se gli eventi ti spiazzano tu spiazza
il mondo intero.
Se i ricordi si fan troppi tu sostituiscili coi sogni, quelli
realizzabili però, quelli che si incastrano perfettamente con le tue
possibilità.
Quelli che sono come la vetta di una montagna, che col fiatone,
col sudore, incazzata, stanca, in iperventilazione e col cuore che se accelera
ancora ti salta via dal petto, ma ci arrivi, la raggiungi, la conquisti.
E poi
è tua.
E poi è mia.